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FUTURA COOP SOCIALE

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Futura FACTORY: il laboratorio dove i bisogni delle persone incontrano l’amore per il lavoro

Categorie: Dalle Cooperative

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Il laboratorio protetto di Futura: uno spazio dove il mondo del lavoro e quello sociale si mescolano. Legato strettamente ai reparti lavorativi e alle commesse dei clienti, consente a persone fragili di far parte del processo produttivo. «Quando lavoriamo bene ci sentiamo parte di un mondo che ci accoglie».

 

Non è vero che il mondo del lavoro e quello sociale non si incontrano mai, che si tratta di stanze separate dove o ti occupi di produrre o segui le persone. In Futura questo spazio esiste e si chiama laboratorio protetto. «Il progetto ha questo nome – spiega Manuele Boraso, responsabile dell’inserimento lavorativo – perché protegge i più fragili dalle tempeste che là fuori ci colpiscono e spaventano, cerca di creare un clima accogliente e stimolante di crescita personale, graduale e gratificante, attraverso il lavoro». Il desiderio è anche quello di proteggere il lavoro stesso da tutto ciò che, nelle fabbriche e negli uffici, lo rende snervante e faticoso: «Lavorare è bello, ci fa sentire vivi perchè ci dà la sensazione di contribuire a qualcosa di più grande di noi. Quando lavoriamo bene ci sentiamo parte di un mondo che ci accoglie».

 

Il laboratorio protetto è una struttura diurna per persone con svantaggio o disabilità fisica o psichica. Si trova nella sede di via Pescopagano, nella zona industriale di San Vito al Tagliamento, all’interno dello spazio lasciato libero dal reparto di assemblaggio che si è trasferito all’interno della nuova sede della Factory, il polo di lavoro inclusivo. Esso offre un ambiente protetto che ospita fino a 25 persone nel quale l’obiettivo è raggiungere il massimo livello possibile di autonomia in ambito lavorativo. È legato strettamente agli altri reparti di produzione – assemblaggio, grafica, confezionamento e regalistica – i quali inviano al laboratorio alcune lavorazioni che vengono organizzate in modo da essere gestite da persone con vari gradi di difficoltà e con provenienze diverse. In questo spazio, infatti, si incontrano le esigenze di più percorsi socio-educativi: disabilità, post-trauma, salute mentale, svantaggio e inserimento lavorativo.

 

«All’interno del laboratorio – spiega ancora Manuele Boraso – le persone si incontrano e si mescolano. Ci sono persone in tirocinio di integrazione lavorativa (borsa lavoro) provenienti dai vari servizi, altre dal centro semi-residenziale che vengono a dare un contributo e ad aumentare le proprie autonomie manuali e cognitive e c’è anche chi ha subito un trauma e cerca di ripartire misurandosi prima di tutto con se stesso e con quel mondo lavorativo di cui prima si sentiva parte di diritto. E poi ci sono operatori, educatori e responsabili che si affiancano al lavoro per rendere tutto più fluido e piacevole per le persone. Tutto questo senza mai perdere di vista la produzione: andiamo avanti ognuno con i suoi orari e con i compiti incastrati con quelli degli altri, perché le scadenze delle commesse e i tempi dei clienti vanno comunque rispettati anche se si tratta di uno spazio protetto». Ogni lavoratore riceve dei compiti che rappresentano il giusto livello di sfida secondo le singole potenzialità e il cui scopo è sempre quello di far crescere competenze e costanza.

 

Le aziende che affidano commesse a Futura sostengono attivamente non solo il reparto produttivo, ma anche la mission di inclusione sociale di tutta la cooperativa: «Per ogni lavoro – spiega Ilaria Miniutti, responsabile commerciale della cooperativa – ci chiediamo se ci sono fasi o singoli passaggi che possiamo affidare al laboratorio protetto che, in questo modo, diventa parte attiva nel processo produttivo e non resta un luogo a parte, dove stare senza contribuire». I clienti, in questo modo, possono partecipare al progetto semplicemente affidando lavorazioni e commesse alla Factory e dando valore, così, alla propria responsabilità sociale d’impresa. «Il lavoro è il fulcro dell’integrazione sociale – conclude Boraso – aumenta l’autostima e migliora l’immagine di se stessi. Per essere uno strumento efficace, però, ha bisogno del contorno: buone relazioni e un clima di valorizzazione e condivisione sana nel team di lavoro. Ci sono persone che già si sentono al settimo cielo perché possono eseguire montaggi ripetitivi otto ore al giorno, altre che hanno bisogno di stimoli diversi e maggiori, proprio come ciascuno di noi. Molti, se non tutti, hanno bisogno di interazioni umane significative anche durante l’orario di lavoro, e questo è fondamentale, perché spesso l’attività lavorativa è l’unica occasione che hanno di uscire di casa e interagire col mondo. Per questo è vitale creare – almeno in cooperativa – un ambiente capace di ascoltare, di condividere, e che crei spazio per chiacchierare e sorridere durante il tempo del lavoro».

 

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